Neanche il palco più grande funziona senza un buon ascolto. L’ideale è che ogni musicista possa sentire sé stesso e il resto della band a un volume confortevole, senza rischiare danni all’udito e senza infastidire il pubblico nelle prime file. Nella pratica, però, il volume sul palco tende spesso ad aumentare fino a trasformarsi in un impasto sonoro poco definito. Un sistema di monitoraggio in-ear può risolvere il problema, eliminando la necessità di spie molto rumorose e offrendo un ascolto molto più controllato.
Molti musicisti pensano ancora che il monitoraggio in-ear sia riservato alle grandi produzioni da stadio. In realtà, un sistema in-ear è un enorme vantaggio soprattutto sui palchi piccoli. Nei club affollati, con il pubblico molto vicino, il volume sul palco deve essere il più basso possibile, perché molte sorgenti sonore arrivano direttamente alle orecchie degli spettatori.
Quando c’è una batteria, gli altri musicisti tendono spesso ad alzare il volume degli amplificatori e delle spie per stare al passo. Il risultato è un livello generale eccessivo che sfugge di mano. Un sistema in-ear, invece, riduce in modo drastico il volume sul palco e permette al fonico di sala di creare una vera miscela bilanciata per il pubblico.
Vestibilità perfetta
Gli auricolari in-ear universali includono di solito diversi gommini di varie misure. Vale la pena prendersi il tempo per trovare la combinazione ideale. Le due orecchie possono essere diverse: provatele separatamente. Se nessuno dei gommini in dotazione garantisce un buon isolamento, gli inserti in memory foam sono un’ottima alternativa, perché si comprimono prima dell’inserimento e poi si espandono sigillando il condotto.
Il componente più importante di un sistema di monitoraggio in-ear è l’auricolare. In teoria si potrebbero usare anche cuffie chiuse over-ear sul palco, e infatti alcuni batteristi lo fanno. Tuttavia, per la maggior parte dei musicisti non è la soluzione migliore in termini di estetica, comfort e isolamento. Gli auricolari in-ear si inseriscono in modo discreto nell’orecchio, isolano dal rumore ambiente e portano il mix di monitor direttamente alle orecchie.
La gamma di auricolari in-ear è vastissima. Esistono modelli base a partire da circa 50 € che “fanno il loro dovere”, ma se si punta a un suono serio conviene investire qualche centinaio di euro in un sistema di qualità. I modelli su misura, per i quali un audioprotesista realizza un calco del condotto uditivo, si collocano spesso in una fascia di prezzo a quattro cifre ma offrono il massimo in termini di comfort, isolamento e costanza.
Se stai pensando di acquistare un sistema in-ear su misura, definisci con cura le tue esigenze. I cantanti di solito preferiscono una risposta in frequenza piuttosto lineare e naturale, mentre i bassisti apprezzano un po’ di spinta in più sulle basse frequenze per percepire meglio il groove sul palco. I produttori offrono numerosi modelli con più driver per lato, in modo simile a un impianto PA multivia in cui ogni altoparlante copre una determinata banda.
Un esempio di sistema top di gamma è l’Ultimate Ears LIVE, progettato come sistema a 5 vie. I modelli più accessibili si affidano spesso a configurazioni a due vie. Soprattutto per i cantanti, è raro che il risparmio eccessivo paghi davvero: i modelli di fascia media e alta offrono una intelligibilità e un controllo sensibilmente migliori.
Per portare il segnale dalla console – normalmente inviato tramite un’uscita ausiliaria – alle tue orecchie, serve un amplificatore per cuffie. Qui si collegano gli auricolari in-ear. Esistono unità in formato rack 19" e bodypack compatti che si agganciano alla cintura. Un controllo fondamentale è la manopola del volume, che permette al musicista di regolare il proprio livello di ascolto.
Come per altri setup wireless, esistono sistemi di monitoraggio in-ear senza fili con trasmettitore e ricevitore che offrono la massima libertà di movimento. Sono generalmente più costosi delle soluzioni cablate, ma molto popolari tra cantanti e frontman che si muovono molto sul palco.
In pratica, i vantaggi del monitoraggio in-ear superano nettamente i possibili svantaggi. Gli auricolari in-ear isolano fortemente dal suono ambiente e possono generare una certa sensazione di isolamento. Molti produttori hanno risposto a questa esigenza proponendo modelli con piccole aperture o microfoni integrati che lasciano passare parte del suono della sala.
È possibile anche posizionare microfoni di ambiente sul palco e integrarli nel mix monitor per mantenere un contatto naturale con il pubblico. Un breve periodo di adattamento è del tutto normale; una volta abituati, la maggior parte dei musicisti non vuole più tornare alle spie tradizionali rumorose.
Panorama stereo e orientamento
In un sistema in-ear stereo, strumenti e voci sono posizionati in punti fissi del panorama. Se un musicista si gira sul palco, la scena visiva si inverte, ma l’immagine stereo nelle orecchie rimane la stessa: una chitarra che si vede a sinistra può continuare a sentirsi a destra. Questo fenomeno esiste solo con mix stereo; con una somma mono non è un problema.
Il monitoraggio in-ear è adatto a band, solisti, DJ, attori, presentatori e a qualsiasi situazione in cui il volume sul palco deve restare sotto controllo.
I principali vantaggi sono volume di palco ridotto, migliore protezione dell’udito, mix di monitor più chiaro e controllabile, suono di sala più definito e maggiore libertà di movimento.
Un sistema tipico include auricolari in-ear, un amplificatore o bodypack per cuffie e un mix monitor proveniente dal mixer, solitamente tramite un’uscita aux. Nei sistemi wireless si aggiungono un trasmettitore e un ricevitore.
I sistemi base partono da circa 50 €. Per un uso serio dal vivo è consigliabile prevedere qualche centinaio di euro. I sistemi su misura di fascia alta, con più driver per lato, possono arrivare a cifre a quattro zeri.
Inizia con un livello di ascolto moderato, aggiungi microfoni di ambiente se necessario e dedica tempo alla regolazione del mix. È normale aver bisogno di alcune prove per abituarsi al suono più diretto e alla sensazione di isolamento.
Prova con calma tutti i gommini forniti e testa ogni orecchio separatamente. La vestibilità è corretta quando gli auricolari rimangono stabili, risultano confortevoli e riducono chiaramente il rumore esterno. Per il massimo comfort, gli in-ear su misura sono la soluzione ideale.
Anche con gli in-ear vale la regola: il più basso possibile, solo quanto basta per lavorare bene. Livelli troppo alti e prolungati possono danneggiare l’udito. È consigliabile usare un limitatore nella catena monitor e mantenere un volume moderato.
Sì. Molti sistemi di monitoraggio in-ear sono disponibili in versione wireless. Un trasmettitore invia il segnale a un ricevitore bodypack che alimenta gli auricolari e offre massima libertà di movimento sul palco.
Un tecnico dedicato è utile, ma non indispensabile. Molte band usano mixer digitali compatti con memorie di scena e controllo via app per gestire autonomamente i propri mix in-ear in sala prove e dal vivo.
L’amplificatore per cuffie collega il mixer agli auricolari. Fornisce il livello necessario, consente di regolare il volume e, a seconda del modello, offre funzioni aggiuntive come limitazione e modellazione di base del suono. La sua qualità incide direttamente su suono, dinamica e affidabilità del sistema.